sabato 1 novembre 2014

Culo.

Tutto parte dalla testa? Ummm….
Tutto parte dal cuore? Ahhhh…
Tutto parte dal culo.

Il fulcro del nostro agire fisico e sociale è intrinsecamente legato al culo.
La stabilità del corpo si basa sul baricentro e, sul baricentro, caratteristica unica ma simile in ogni essere umano, si basano i concetti di equilibrio e mobilità. Il centro di gravità si trova davanti al terzo superiore dell’osso sacro. Ovvero, una spanna scarsa sopra al pisello, o alla patata, a seconda di cosa ci si ritrova lì sotto. Ovvero, nella zona di confine tra il sigma e il retto, che vista dall’esterno si  posiziona lì dove ci sono le chiappe. Chiappe sode, baricentro alto, chiappe molli, baricentro basso. Chiappe medie, baricentro giusto e serenità fisica.
Non è un caso che del culo se ne parli in natura, in storia, in psicologia .

Ce lo fanno istintivamente sapere fin dall'infanzia che il culo ha qualcosa di particolare, con gli sculaccioni e con minacce come 'adesso ti mangio il culetto!'. Ce lo siamo mai chiesto perché sempre lì?

Il culo è bravo. Considerato nella sua completezza di apparati interni, ano e glutei, è davvero un’opera d’arte.
Partendo dall’alto lo troviamo indispensabile all’assimilazione dei nutrienti, a lui è attribuita la responsabilità di scegliere cosa tenere e cosa buttare. E, per ciò che è da buttare, dimostra una grande capacità di trattenere la conclusione del processo fino a che siamo in comodo, nonostante spesso venga messo alla prova dalla triplice ‘spremutad’arancio–caffè–sigaretta’. L’orifizio d’uscita è dotato di mirabile affidabilità e precisione: può allargarsi incredibilmente (si pensi al diametro di alcuni cilindri che espelle) e può restringersi a tal punto da non permettere più alcun passaggio. Su richiesta è in grado persino di lasciar passare l’aria trattenendo i semi-solidi.
Per sua natura i processi che intraprende sono a senso unico, dall’interno verso l’esterno,  ma si presta all’inversione di flusso: come accesso di ultima istanza nell’assunzione di medicinali, o come punto d’accoglienza alternativo per  gioiosi eccessi erotici.
Arriviamo quindi all’esterno, dove ci sono i glutei.


I glutei proteggono e danno forma al corpo, sono quei grandi e potenti muscoli che, oltre a fare da anticamera, permettono l’estensione, la rotazione, la flessione della gamba e consentono la deambulazione. Il passo, personalissima caratteristica, non può prescindere dai glutei. Si può dar loro più o meno importanza: c’è chi saltella sui polpacci e chi invece cammina e corre prevalentemente di culo, ma in ogni caso è impossibile farne a meno. Servono a sedersi e ad alzarsi, altra operazione indispensabile: sarebbe complesso cacare in piedi, e scomodo seguire una lezione di filosofia o guardare un film in piedi. Ultima osservazione, ma non per importanza, i glutei sono sessualmente indispensabili: senza di essi non potrebbero svolgersi i più elementari approcci, niente glutei, niente missionario, niente smorza candela. Per non parlare dei ruoli passivi.

Il culo è discreto. Ci accorgiamo che è fondamentale per il nostro benessere solo quando qualcosa non va. Se ci si rompe un braccio o una gamba si possono comunque svolgere gran parte delle consuete attività, se ci si rompe il culo invece son cazzi amari, e ben vada se si rompe per fuori, se si rompe per dentro… chi ha voglia rifletta.

Il culo è importante. L’importanza del culo è socialmente riconosciuta ed entra nel linguaggio quotidiano aggiungendo enfasi ed espressione a molteplici messaggi. La lingua italiana, prima dell’introduzione della parola culo, mancava di forza e immediatezza, ma poi è arrivato lui, dando vita ad espressioni concettuali e componimenti lessicali.
Per esprimere fastidio, contrarietà o invito all’allontanamento servirebbe un qualcosa del tipo: «Mi stai infastidendo, quindi ti invito a smettere e a concentrare l’attenzione su qualcos’altro» oppure «Hai fatto una cosa sbagliata, quindi non insistere e cambia strada» oppure «Sono infastidito e ho deciso di chiudere ogni canale comunicativo con te». A cosa servono tante parole quando si può concentrare in un semplice «Vaffanculo»? Il termine, dopo aver perso la primaria allusione ad un atteggiamento di passività sessuale, ha assunto un valore indiscutibile meritandosi, seppur come forma volgare, un posto nel dizionario di lingua italiana.
Culo entra spesso in espressioni non sostituibili tipo: «E’ come una pigna in culo!», per un qualcosa di estremamente fastidioso, o «Ti prendono per il culo», per esprimere derisione, o «Mi sta in culo», per esprimere antipatia, o «Faccia da culo», per un soggetto indisponente, o anche, con accezione positiva, in esclamazioni tipo: «Che culo!», dove culo diventa sinonimo di fortuna.
D’altra parte il culo ha pure un valore nel processo evolutivo e storico.


Il culo è attraente. Oggi si tende ad accoppiarsi guardandosi negli occhi, per confermare un coinvolgimento sentimentale oltre che fisico, ma la posizione istintiva, quella che usano la maggior parte dei mammiferi, e in particolare i primati, e che probabilmente usavano i nostri pro-pro-strapro genitori, vede il maschio posizionato dietro ad una femmina che offre accoglienza, il che permettere una penetrazione più profonda. E chi la fa da padrone in questa armonia di corpi? Ancora una volta lui: il culo, di cui spiccano i glutei, elemento principe di attrazione sessuale, stimolo e riferimento durante il rapporto.


È giusto quindi che il culo sia osannato nella storia dell’arte, dalle culone statuette delle veneri paleolitiche, alle toniche statue greche, ai culetti ritoccati con il Photoshop di oggi.





Conclusi i discorsi da culo vi lascio con un consiglio: rispettate il vostro culo e voletegli bene.

Perché tutto parte dal culo.